Articolo originariamente pubblicato su GIORNALE DI BRESCIA del 20 Novembre 2023.
Profonda carica del concerto che a Chiari ha concluso il tour mondiale.
Cappotto rosso fuoco in forte contrasto con i lunghi capelli grigi. Proprio come sorprendono l’energia e il calore che scaturiscono da una figura all’apparenza fragile eppure piena di vita e sentimento.
Natalie Merchant sabato sera ha concluso a Chiari il lungo tour del nuovo album «Keep Your Courage». Un concerto che è stato quasi un abbraccio per la cantautrice che, reduce dalla passerella milanese di venerdì al Teatro Dal Verme, si è goduta il clima conviviale e la «torta di mele» (una delle frasi sparse qua e là in italiano) clarense. Show toccante con sonorità semplici e asciutte che hanno fatto risaltare una profonda carica espressiva ed emotiva; voce calda e ricca di sfumature, con il gusto agrodolce di quel cantautorato americano che, mentre si culla nella melodia, spreme frasi e parole fino in fondo.
L’esordio è raccolto, nel suono particolare di un trio chitarra, contrabbasso e fisarmonica, dal country tenero di «Motherland» alla dolcezza narrativa di «Nursery Rhyme of Innocence and Experience», dal tenore più ritmato di «Maggie Said» allo swingare di «I’m Not Gonna Beg» e agli affascinanti colori latini di «The Worst Thing». Non mancano le citazioni musicali, con lo standard «These Foolish Things» cantato tra lo scherzoso e il rapito e il velluto di «You Give Me Fever»; quasi totalmente assente invece il nuovo album, sfiorato di passaggio nelle atmosfere Irish di «Eye Of The Storm». Passando attraverso «Ladybird», costruita brillantemente su una progressione che dà un costante senso di ascesa, il concerto è un crescendo continuo, sfocia nei pezzi più spinti «Wonder» e «Break Your Heart», nei blues torbidi «Build A Levee» e «Saint Judas», nelle tinte scure di «Carnival».
Improvvisata a sorpresa su richiesta del pubblico, che abbandona le sedie per stringersi intorno al palco, un’apprezzatissima «Hey Jack Kerouac». Il soul pieno di trasporto «Aphrodite» parte con una call and response molto timida, poi sempre più convinta man mano che il brano prende il volo fino all’esplosione in una risata liberatoria. Lacrime emozionate invece per “Life Is Sweet.” Letteralmente strappata fuori dal camerino, la Merchant regala ancora un paio di brani, il rock solare ottantiano «These Are Days», dell’epoca 10.000 Maniacs, e «Kind & Generous», che riassume il sentimento del mo-mento, sopra e sotto il palco:«Thank You».
Articolo scritto da Giacomo Baroni e pubblicato su il Giornale di Brescia del 20 Novembre 2023.